Ok, allora, la cosa è semplice. A settembre il Parlamento italiano ha finalmente ratificato la Convenzione di Faro, che, esclusi gli addetti ai lavori, nessuno sa cosa sia.

In pratica dice che il patrimonio culturale, materiale ed immateriale è una nostra eredità e ci appartiene. E come tutte le eredità abbiamo il diritto e il dovere di farlo fruttare. Sia come collettività che come individui.

Tipo che quel tempio nascosto, quella chiesa o quel castello abbandonato non appartiene “allo Stato” in senso generico. Appartiene a me come individuo e a noi come comunità, ed è a mia/nostra disposizione per creare benessere a patto che io sia in grado di proteggerlo e valorizzarlo. Per lasciarlo ai prossimi eredi.

Sembra una supercazzola ma è una piccola rivoluzione di cui pochi hanno capito il potenziale reale.

Quadri, monumenti, palazzi, aree archeologiche, libri, memoria, tradizioni, paesaggio… ossia il “patrimonio culturale” come l’insieme delle risorse ereditate dal passato MI e CI APPARTIENE. Si anche le immagini che è tempo vengano liberalizzate mannaggia.

È una risorsa disponibile per alzare la qualità della vita: per generare ben-essere. E lo Stato ha il dovere di aiutarmi nel farlo.

È anche un bel senso di responsabilità perché le cose le devi fare bene, pensando anche quello che lasci a chi viene dopo di te.

E siccome a Sciacca lo stiamo già facendo bene con il Museo Diffuso dei 5 Sensi, ad esempio con la riapertura della meravigliosa chiesa della Badia Grande, ecco che, assieme a Carmine Marinucci (DiCultHer) e Elisa Bonacini (Izytravel) noi della cooperativa di comunità abbiamo fatto una bella associazione per incentivare tutto questo.

Perché è un cambio di registro, di testa.
Riappropriarci dei nostri beni e imparare a valorizzarli nel modo migliore. Lo dice la legge. 😊