Buon anno a tutti.
A tutti noi le ossa fanno ancora male per le conseguenze del frontale con un camion di cui ricordiamo solo la targa: COVID19.

Eppure sotto la pelle le energie sono ancora tutte intatte.

Man mano che le ossa continuano ad aggiustarsi, le ferite ad asciugarsi, le bende a cadere sentiamo che i muscoli sono pronti a ripartire. Come uno sprinter tutto acciaccato che non si muove dal suo blocco perchè, appena sente lo sparo per ripartire, sa di essere pronto. Almeno il più possibile pronto. Siamo qui.

Ieri la mamma mi raccontava di quando il nonno è tornato dalla guerra. E mi sembra che siamo tanto ridicoli rispetto a quello che hanno passato loro. Lui era stato tre anni sotto i bombardamenti perchè stava nella contraerea ed era pure dalla parte sbagliata del destino. La nonna cresceva creature con il nulla in mano. E le macerie erano tante e vere.

Quando era finalmente tornato a casa era tornato a fare quello che sapeva, l’ingegnere e aveva rimesso in piedi l’attività del padre. Ecco, la ricostruzione lui l’ha fatta partendo dalle proprie mani.

Io non so come, politicamente, verrà gestita la ricostruzione, tra isterie o calcoli personali e approssimazioni generali. Spero si riescano ad aggredire alcuni nodi strutturali perchè essere il penultimo Paese in Europa nell’uso dei fondi europei un po’ le vene me le fa tremare. Ed è così da sempre.

Ma so che molti di noi sono pronti a fare la loro parte. Io sono pronto.

Sono pronto su tutti i vari scenari in cui la mia vita si sta declinando secondo prospettive che, quattro anni fa quando ho lasciato Report per trovare una strada tutta mia, non avrei mai nemmeno immaginato.

Siamo pronti a Sciacca dove non ci siamo fermati un giorno e dove quest’anno tutto quello che avremo preparato dovrà funzionare per non mancare la più grande occasione di rinascita dal dopoguerra. O forse dall’epoca di Federico II.

Dobbiamo essere pronti.

Perchè l’occasione è gigantesca. Perchè l’azzeramento smaschera molti bluff. Perchè i quaquaraqua continueranno ad esistere ma adesso sono più intontiti di noi. Perchè le opportunità non sono mai state così vicine al nostro naso.

Ecco perchè, dietro lo stordimento per quello che è successo, sotto le botte per tutto quello che dei nostri programmi è saltato e il male che ha colpito chi amiamo (ed entrambi sono stati pari a degli autotreni in fronte) io sento, intorno, un’energia limpida pronta ad esplodere appena ce ne sarà la possibilità.

Mi sembra tutto così chiaro, come se questo covid avesse buttato via alibi e nebbie in cui ci piace tanto navigare per dare sempre ad altro la colpa dei nostri fallimenti, personali e collettivi.

Il primo gennaio non è altro che il giorno dopo il 31 dicembre. Nulla è cambiato da ieri. Ma quanto è bello esserci ancora e avere tutta quella pista da percorrere davanti a noi.