PARADOSSI E ANACRONISMI/ IL SELF CHECK IN
Riflettevo su questo: il covid impone di avere il minor numero di contatti possibili. Quindi ricevere i turisti per dargli le chiavi di persona non è auspicabile e il self checkin una manna dal cielo: arrivi, digiti il tuo codice sulla porta, prendi la chiave dalla scatoletta con combinazione, usi il cellulare. Poi è figo perché sei libero di arrivare quando ti pare. Tutto moderno tutto perfetto. Nessun contatto.
Perfetto per Covid time? NO.
Perché la legge italiana prevede anche il controllo di persona dei documenti di chi arriva e non basta che tu glieli mandi con whatsapp perché deve davvero verificare che sia davvero tu, registrarti e mandare tutto alla questura.
Quindi il self checkin è illegale? No. Ni. È borderline. È la solita zona d’ombra all’italiana.
Ci sono società che lo offrono come servizio e dipende dai questori se lo accettano o meno. Ma in punta di diritto è tema controverso. È uno dei tanti esempi in cui la realtà è molto più avanti delle leggi, soprattutto quelle italiane. E infatti all’estero questo obbligo del riconoscimento non mi sembra proprio che ci sia. Io non so quanto sia utile la schedatura delle persone, prassi che credo venga dagli anni 70, non ho gli strumenti per valutarlo. Gli amici di settore dicono che è utile. Bene. Intanto quei dati sarebbero utilissimi (senza nomi ovviamente) per conoscere i flussi turistici e sarebbe il primo passo in un Paese normale.
Oggi la polizia li tiene gelosamente segreti. Ma che gli cambia?
Ma soprattutto sarebbe bello immaginare che anche le procedure diventino più vicine alla realtà e alle tecnologie disponibili. Ci sono tanti strumenti validi oggi da usare.
E colmare quel ritardo strutturale che il Covid ha solo messo in evidenza. Ma forse ci spinge anche a cambiare.
Il mondo cambia veloce. Proviamo ad esserlo anche noi.