Erano passati pochi giorni dall’incidente nucleare, con Milena Gabanelli per Reportavevamo pensato di andare a raccontare cosa succedeva davvero in Giappone.
Tokio era l’opposto di quello che un’informazione fantasiosa raccontava. Era una città viva e non abbandonata, i supermercati pieni di tutto mentre raccontavano l’opposto, zero panico. Poche informazioni quello si.
Ma su, verso fukushima, cosa succedeva?
Per arrivarci serviva una macchina, la benzina e un interprete. Difficile trovare una sola di queste cose per andare verso quell’epicentro del disastro da cui tutti scappavano. Trovata la macchina e la benzina Yri Abe, un italo giapponese come interprete, si parte. L’autostrada accessibile solo ai mezzi speciali. E l’autorizzazione? Mi fermo alla prima stazione di polizia e in 5 minuti mi viene data. Sono marziani.
A Fukushima il mitico Pio d’Emilia mi dà le ultime informazioni. Poi si va verso l’interno, verso la centrale, ricordando i parametri di sicurezza, la direzione dei venti, i microsievert dell’aria, piccolo esperto della domenica di radiazioni nucleari. Sai che conta l’accumulo.
Un contadino coltiva ancora la terra in un ambiente sospeso, abbandonato in poche ore, irreale. La morte, questa morte, non la vedi, non la capisci. Ma c’è. Tutto intorno a te. E lo sai. Respirare piano che non sai cosa c’è nell’aria. Camminare piano per non smuovere troppa terra. Il contatore geiger impazzisce quando arriva alle scarpe che hanno ancora la terra dei campi.
Piove. Guardi il cielo. Quella pioggia che bagna il volto questa volta non la vuoi. Ieri sera ne parlavo a Rainews24 e questo è il lnk della puntata di dieci anni fa: